La donna che visse due volte by Pierre Boileau

La donna che visse due volte by Pierre Boileau

autore:Pierre Boileau [Boileau, Pierre]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2007-09-12T21:32:47+00:00


PARTE SECONDA

1

«Respiri!... Tossisca!... Respiri!... Bene! Vorrei auscultare di nuovo il cuore... Uhm!... Non funziona mica tanto bene... si rivesta.»

Il dottore guardava Flavières che si infilava la camicia e si voltava goffamente per riabbottonarsi i pantaloni.

«Sposato?»

«No. Celibe... Rientro dall'Africa.»

«È stato prigioniero?»

«No. Sono partito nel 1940. Mi avevano riformato per una brutta pleuri-te, fatta nel '38.»

«Conta di vivere a Parigi?»

«Non lo so. Ho aperto un contenzioso a Dakar. Ma penso di riaprire il mio studio.»

«Avvocato?»

«Sì. Purtroppo il mio appartamento è occupato e per trovare qualcosa...»

Il dottore si accarezzava un orecchio, mentre osservava Flavières che non riusciva a riannodarsi la cravatta e si innervosiva.

«Lei beve, non è vero?»

Flavières alzò le spalle.

«Si vede?»

«È affar suo» disse il dottore.

«Sì, mi accade di bere» confessò Flavières. «La vita non è molto piacevole.»

Il dottore fece un gesto vago con la mano. Si sedette al tavolo e svitò il cappuccio della stilografica.

«Il suo stato generale non è dei migliori» osservò. «Ha bisogno di riposo. Se fossi in lei, andrei a vivere in riviera. Nizza, Cannes... Quanto alle sue ossessioni, sarà meglio che si faccia visitare da uno specialista. Le scriverò due righe per il mio collega, il dottor Ballard.»

«Secondo lei» chiese Flavières «è una cosa seria?»

«Vada da Ballard.»

La penna stridette sulla carta. Flavières trasse dal portafogli alcuni biglietti di banca.

«Vada all'ufficio vettovagliamento» disse il dottore mentre scriveva.

«Con questo certificato, avrà un supplemento di carne e di grassi. Ma lei ha soprattutto bisogno di calore, di riposo. Eviti le preoccupazioni. Niente corrispondenza. Niente letture. Trecento franchi. Grazie.»

Già precedeva Flavières verso la porta, mentre un altro malato entrava nella stanza. Flavières scese le scale, scontento. Uno specialista! Uno psichiatra che gli avrebbe scavato fuori tutti i suoi segreti, che gli avrebbe fatto confessare tutto ciò che sapeva sulla morte di Madeleine. Impossibile, preferiva vivere con i suoi incubi e smarrirsi, ogni notte, in sogno, nelle i-nesplicabili gallerie di un mondo popolato di parassiti, chiamare qualcuno nel buio... Erano stati il caldo e la luce eccessiva che lo avevano logorato.

Adesso era salvo.

Sollevò il bavero del cappotto, si diresse verso place des Ternes. Non riconosceva più quella Parigi ancora sprofondata nelle brume invernali, quei vasti spazi vuoti, quei viali in cui non passavano altro che jeep. Provava un certo impaccio nel sentirsi troppo ben vestito, e camminava svelto, come tutti. Anche andare a spasso era un lusso. L'Arco di Trionfo sembrava un portico, in quel grigiore. Tutto era color del passato, della memoria. Quale malinconico Ognissanti era venuto a celebrare? Non avrebbe fatto meglio a rimanere in Africa? Che cosa si aspettava da quel pellegrinaggio? Aveva conosciuto altre donne, le piaghe si erano richiuse. Madeleine non era più che un fantasma.

Entrò al Dupont, si sedette accanto alla vetrina. C'erano alcuni ufficiali nel locale. Nessun rumore, salvo il sibilo della macchina del caffè. Un cameriere immusonito lo guardava, osservando la stoffa del cappotto, le scarpe di daino con la suola di para.

«Un cognac» disse Flavières. «Ma di quello vero!»

Sapeva parlare a voce bassa e decisa, nei caffè, nei ristoranti. Bevve il liquore d'un fiato.



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